Nel secondo post di questa serie dedicata alla Conoscenza della Comunicazione abbiamo introdotto i trend, generali e comunicativi, conoscendo i quali possiamo coinvolgere più facilmente il nostro interlocutore perché sappiamo cosa si aspetta da noi e quali modalità sia opportuno utilizzare.

L’aspetto teorico è fondamentale ma deve essere completato con l’esperienza pratica che ci consente di capire se, e quanto, il nostro pubblico di riferimento sia allineato con un determinato trend generico e sensibile, o meno, a uno specifico trend comunicativo.

Teoria ed esperienza pratica, insieme ci rendono capaci di acquisire quella sensibilità indispensabile per scegliere lo stile comunicativo più adatto per coinvolgere in modo duraturo il nostro pubblico.

In questo post entriamo ancora più nelle pieghe della mente umana focalizzando l’attenzione su quegli elementi che sono, possiamo dire, i mattoncini che compongono non solo i trend ma tutto il sistema che l’uomo utilizza per rappresentare la realtà a sé stesso e agli altri.

Parliamo dei cosiddetti Frames, resi famosi da George Lakoff ma già presenti in psicologia (Gregory Bateson) e in sociologia (Erving Goffman con la Teoria del frame).

Per comprendere facilmente cosa intenda Lakoff col termine Frames possiamo pensare alla rappresentazione mentale di qualsiasi cosa, tangibile o meno, costituita da un “grappolo” (cluster) di idee unite le une alle altre in modo da formare un’unità ben precisa.

In questo grappolo ciascuna idea occupa una certa posizione ed ha un determinato peso: per ogni cosa ognuno di noi ha nel proprio personalissimo grappolo delle idee comuni a tutte le altre persone e altre invece che sono soggettive perché maturate in base alle proprie esperienze.

Anche le idee comuni possono avere posizioni e pesi diversi a livello di ogni individuo: ne risulta quindi una rappresentazione di ogni cosa che è insieme comune e soggettiva.

La parola “cane” evocherà in ogni persona di lingua italiana un grappolo di idee, tra le quali alcune comuni (animale, quattro zampe, abbaia, fedeltà, randagismo, affetto, sicurezza, paura, ecc.), molto differenti per peso da un individuo all’altro, e altre del tutto personali perché derivano dalla propria esperienza (l’immagine di un cane particolare, il suo nome, i momenti belli e brutti vissuti insieme, ecc.).

Sì, ma perché i Frames sono così importanti per la nostra comunicazione?

Lo sono perché quando pronunciamo la parola “cane”, ognuno sa di cosa stiamo parlando ma la raffigurazione e le emozioni legate a quella parola sono in gran parte soggettive, quindi diverse per ogni persona, e questo succede per qualsiasi cosa.

Insieme ai trend, e anche grazie alla loro conoscenza, dobbiamo sviluppare una spiccata sensibilità sulla composizione dei Frames nella mente del nostro interlocutore e formulare quindi il messaggio in modo da suscitare davvero in lui la reazione che abbiamo inteso evocare: non un’altra, magari di segno opposto.

Ogni marca, ogni azienda o attività professionale, ha il proprio frame nella mente del cliente o consumatore e deve prestare attenzione alle idee che costituiscono il grappolo e al loro peso al suo interno: introdurre o rafforzare inavvertitamente idee controproducenti significa danneggiare il proprio brand.

I Frames sono tutt’altro che fissi e immutabili, cambiano in continuazione, però le idee negative hanno una valenza molto superiore a quelle positive: occorre molta attenzione!

In questo post abbiamo conosciuto uno degli aspetti più delicati della Comunicazione ed è ormai chiaro che l’improvvisazione e l’approssimazione non sono contemplate.

Dopo aver indagato sui risvolti per così dire interiori della Comunicazione, nel prossimo post ci sposteremo sull’altro versante per vedere come le aziende e le attività possono utilizzare oggi le nuove tecnologie per creare e mantenere quella relazione forte, il dialogo continuo col proprio pubblico.

Continuiamo il viaggio insieme!